Origini dell’Associazione

CinemìCinemà International Short Film Festival è il cuore dell’attività dell’associazione. Inizialmente rivolto agli studenti delle scuole superiori, negli anni il concorso internazionale di cortometraggi ha ampliato la sua platea a giovani videomaker e registi professionisti da tutto il mondo, arrivando a ricevere pellicole da oltre cento Paesi.

La kermesse, che si tiene ogni primavera ad Arezzo, gode del patrocinio della Regione Toscana e degli enti locali e viene realizzata in collaborazione con importanti partner come Edinburgh Short Film Festival, Festival Quindici19 e Intercultura. Negli anni ha visto la partecipazione di ospiti internazionali, tra cui rappresentanti di una tribù di nativi americani e delegazioni da istituti belgi e indiani.

Lo spirito del Festival è l’unione tra creatività e divertimento. Attraverso la scelta del nome CinemìCinemà abbiamo voluto omaggiare la fantasia della trasposizione linguistica del gioco di parole «Werewolf» «There» «What?» «There wolf, there castle» in «Lupo ulula» «Lupo ululà, castello ululì» realizzata da Mario Maldesi durante il doppiaggio di “Frankenstein Jr” di Mel Brooks.

È grazie a Mario Maldesi che la tecnica del doppiaggio ha assunto quella valenza di arte, elevando le opere da lui curate ad una sorta di “Sogno totale”, ad un cinema vissuto a 360 gradi dallo spettatore, ora commosso come in “Amarcord” (Federico Fellini 1973), ora scioccato come in “Arancia Meccanica” (Stanley Kubrick 1971), ora terrorizzato come in “L’esorcista” (William Friedklin 1973) . Maldesi è stato, forse, l’ultimo artista Romantico all’interno del cinema italiano, un uomo, capace ancora di emozionarsi, di vivere e attentamente osservare quello che ancora può offrire l’arte del doppiaggio.

 

IL PADRINO: MARIO MALDESI

Mario Maldesi al Festival 2010

Abbiamo deciso di dedicare il Festival a Mario Maldesi perché è stato una figura di prima grandezza all’interno del cinema italiano e straniero come direttore di doppiaggio; è grazie a Mario Maldesi che la tecnica del doppiaggio ha assunto quella valenza di arte, elevando le opere da lui curate ad una sorta di sogno totale, ad un cinema vissuto a 360 gradi dallo spettatore, ora commosso come in”Amarcord” (Federico Fellini, 1973), ora scioccato come in “Arancia Meccanica” (Stanley Kubrick, 1971), ora terrorizzato come in “L’esorcista” (William Friedklin 1973).

Maldesi è stato, forse, l’ultimo artista Romantico all’interno del cinema italiano, un uomo capace ancora di emozionarsi, di vivere e osservare attentamente quello che ancora può offrire l’arte del doppiaggio. Mario Maldesi si è sempre riconosciuto nello spirito del Festival perché ai suoi occhi rappresentava tutto quello che ha voluto trasmettere con la sua vita; nelle prime tre edizioni Maldesi è stata una presenza forte: la dimostrazione che un sogno possa divenire realtà.

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