La sveglia ancora non è suonata e l’unico pensiero è “posso dormire ancora!” ma ci sbagliavamo: bussano alla porta e c’è la colazione che ci attende; il sonno ci accompagna fino alla scuola dove i responsabili del progetto Digital Study Hall ci spiegheranno cosa fanno esattamente. Le ragazze, per loro fortuna, sono ancora con le famiglie ospitanti perché le feste per il Diwali non sono ancora terminate e ci raggiungeranno di pomeriggio. La presentazione dura molto più del previsto e, anche se l’argomento è davvero molto interessante, quando finisce D opo più di un’ora e mezzo siamo tutti contenti: è il momento di visitare l’interno del mastodontico memoriale voluto dalla governatrice Ms. Mayawati che avevamo visto solo da fuori! I nostri fidati autisti ci accompagnano e, pensando di passare meno tempo a visitare il complesso architettonico lasciamo il pocket lunch in macchina: grave errore! Scatta la voglia di far foto a tutti e tra video, scatti da un angolo o da un’altro è già l’ora di tornare a scuola per incontrare le ragazze e andare dalle Didi’s. Il memoriale, eretto in memoria del primo sostenitore di una nazione indiana Bhim Rao Smbedkar, è un vastissimo complesso rosato che comprende vari edifici, un ponte, un piazzale “chepiùgrandeeradavverotroppo”, una fila di 100 statue di elefanti, quattro fontane che la notte si illuminano creando giochi di acqua e luci (uno spettacolo che noi “grandi” non abbiamo visto, ma le ragazze dicono fosse molto bello) e svariati tempietti a quadrati formati da quattro colonne sormontate da una cupola.
Saliamo di nuovo in macchina e..via a scuola! Il palazzo dove le Didi’s hanno la loro centrale operativa è proprio accanto alla Study Hall e, aspettando l’arrivo delle ragazze e dell’altra macchina con le professoresse, entriamo per mangiare il pranzo al sacco che ci avevano cucinato; è proprio vero che chi meno ha più da, o almeno stavolta è stato così: ci hanno fatto accomodare nella stanza col tavolo dove di solito confezionano i loro prodotti, ci hanno portato l’acqua, chiesto mille volte se volessimo altro e ci hanno portato persino le sedie affinché fossimo tutti seduti.
L ‘arrivo delle ragazze è stato alla spicciolata e ci siamo ritrovati tutti sul cancello a accoglierle senza volerlo; dalle feste che ci siamo fatte sembrava che non ci vedessimo da mesi, anche se erano passati solo quattro giorni di vacanza e, a parte la Sandra che era stata “rapita” dalla propria ospite, loro si erano viste.
Il programma prevedeva che insegnassimo alle Didi’s a fare l’impasto della pizza per poi fare le crescentine fritte, consegnar loro i regali (farina, pasta, lievito e passata di pomodoro) che avevamo portato dall’Italia; per entrare nella zona cucina, però, si è obbligati a passare dall’ingresso che loro usano come negozio..com’è finita secondo voi? Esatto! Siamo stati non so quanto stipati nel negozietto a comprare qualunque cosa, dalle scatole con i biscotti a bracciali e sciarpe.. Carichi di pacchetti fatti con carta di giornale e spago, riusciamo a spostarci in cucina dove la professoressa Belloni, davanti a tutti, ci fa una dimostrazione di come si impasta la pizza, prontamente tradotta in inglese dalle altre due professoresse. Appaiono subito i cellulari e le macchine fotografiche delle ragazze che non perdono l’occasione per tentare di ricattare la vicepreside: Mirco riprende tutto e le ragazze indiane che assistono alla lezione di cucina italiana si godono lo spettacolino. Mentre le Didis stendono le pizze e le friggono, c’è la gara ad accaparrarsi quelle già pronte: le cavallette avrebbero fatto più briciole! Salutiamo le Didis col portafoglio felicemente alleggerito e dobbiamo separarci di nuovo dalle nostre squaw, cioè, no, dalle nostre studentesse perché per loro i ragazzi hanno organizzato un programma speciale (chi a far shopping, chi il Mehendi, chi disperso nelle nebbie del tempo) che si concluso con una cena tutti insieme al..Mc Donald! Gli “over 20” si sono diretti alla Old Town divisi in due macchine: Mirco, Michele, Rosi, Nishita ed io abbiamo rischiato la vita nel traffico caotico di Lucknow con un’autista che pensava di essere Schumacher, gli altri invece erano con l’equivalente indiano del famigerato signore col cappello nella macchina davanti a te quando hai fretta. Nonostante tutto arriviamo sani e salvi e riusciamo a vedere il complesso della Moschea turca e quello della Moschea persiana; come sempre dal nostro arrivo siamo praticamente gli unici occidentali che molti dei locali vedono o vedranno: invece dei monumenti l’attrazione principale siamo noi!
Un salto “rapido” al mercato con le insegne in bianco e nero di Lucknow e…a casa per cena e valigie! Mumbai ci aspetta!