Day 4: primo giorno alla Study Hall

30 ottobre
L’unica costante di questo viaggio sembra essere il dormire poco e lo svegliarsi presto: la scuola inizia alle 07.10 di mattina, si avete letto bene, di mattina!
A quell’ora tutti gli studenti e i professori si ritrovano nel piazzale della scuola (e noi con loro, chi più puntuale chi meno per imprevisti incalcolabili) per fare insieme un rituale a noi sconosciuto: iniziare la giornata condividendo pensieri positivi, i successi degli alunni della scuola in tornei o concorsi, o l’arrivo degli ospiti stranieri. Dopo essere stati chiamati sul palco e presentati all’intero corpo studentesco a cui Elena Marrazzo ha dovuto dire due parole in inglese, la cerimonia è proseguita con la consegna di un trofeo per un concorso di scrittura, un annuncio agli alunni e l’inno nazionale; un coro lo intonava dal palco, mentre tutti gli altri seguivano cantando con il sorriso sulle labbra, apparentemente orgogliosi e felici.
Finito l’inno i ragazzi si sono divisi per classi e noi siamo stati portati a fare una rilassante lezione di yoga, mentre dalle finestre si sentiva cantare un coro di bambini che si esercitava nel cortile; dopo l’esercizio del saluto al sole il professore ci ha congedato e noi italiani siamo tornati nella stanza dove ci avevano accolto per fare colazione: pane,
burro, marmellata, latte, caffè e una pentola di pasta fumante con peperoni, salsa e “nonsobenecosamaerabuono” ci attendevano sulla tavola apparecchiata allestita dalle cuoche della Didi’s Food.
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Yoga
Finita la colazione, mentre le professoresse parlavano con la Presidente della Study Hall Foundation, abbiamo girellato tra i cortili della scuola, tornato ad essere una palestra a cielo aperto dove c’era chi giocava a badminton, chi a pallavolo, chi a basket e chi provava la recita; tutti hanno l’uniforme, ma per quella che per noi è educazione fisica, indossano una tuta con i colori della casata a cui appartengono: rosso, blu, giallo o verde.
Recuperate le prof saliamo sullo scuolabus che ci avrebbe portato alla Vidyasthali School, la succursale della Study Hall in un villaggio fuori Lucknow, a circa un’oretta di macchina da dove eravamo; i ragazzi ospitanti sono venuti con noi e tutti insieme ci siamo ritrovati nel traffico caotico e dominato dai clacson di Lucknow.
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Dopo aver superato indenni il traffico e con un paesaggio molto diverso intorno a noi, arriviamo in una piantagione di mango e papaya vicino ad un villaggio e raggiungiamo la Vidyasthali; accolti con l’ormai famoso succo di mango, visitiamo la scuola, diventando l’attrazione principale della mattinata: entriamo nelle classi, facciamo foto e domande, ci facciamo stregare dai dolci occhioni dei bambini dell’asilo che stanno imparando l’inglese e troviamo il wi-fi! Nel mezzo del nulla questa piccola scuola finanziata dalla Study Hall Foundation, ha il proprio generatore per avere corrente elettrica e un pulmino solo per prendere e riportare i professori da e a Lucknow, ha il wifi libero e gratuito, niente a che vedere con le nostre moderne scuole italiane!
Anche se fino a poco tempo fa la stessa preside doveva andare a prendere e riaccompagnare i professori a Lucknow per portarli al lavoro, la maggior parte degli studenti non usufruisce dello scuolabus perché vanno a scuola a piedi o in bicicletta; andare a visitare il villaggio lì accanto è come fare un salto indietro nel tempo: i bambini giocano mezzi nudi arrampicandosi sugli alberi, signore intrecciano ceste di vimini, l’acqua si prende con la pompa a mano e i bufali da allevamento, ben pasciuti, camminano senza problemi per le stradine fangose.
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La frugalità dell’ambiente esterno è ripagata dalla vivacità intellettuale e dalla curiosità degli studenti che ci hanno fatto mille domande, si sono interessati a quello che ci era piaciuto dell’India, cosa avevamo visto e mangiato e ci hanno raccontato un po’ di loro, orgogliosi di mostrarci dove vivono e sempre sorridenti.

In ritardo, come sempre, risaliamo sull’autobus che ci porta di nuovo alla Study Hall; una volta arrivati non facciamo in tempo a scendere che ci danno il cambio i ragazzi che devono tornare a casa con il nostro potente mezzo.
Ci viene servito il pranzo nella solita stanza al secondo piano dove, immancabili, troviamo il riso, cibi molto speziati e dei dolcetti: stavolta purtroppo questi ultimi non hanno avuto successo nemmeno con Michele, Mirco e Paolo che fungono da pesci spazzini nel nostro ecosistema!
È già il momento dello spettacolo di Halloween “Trick or Treat” delle Prerna Girls che, in costumi a tema, ci deliziano con pezzi di prosa e danze, davanti ad un nutrito pubblico; si conclude la festicciola con caffè, thè con latte e biscotti al cocco.
Prerna g
Ognuna delle ragazze va a casa dalla famiglia ospitante, mentre noi “vecchietti” andiamo nell’edificio all’angolo della strada dove c’è la sede delle “Didi’s Food”: ci perdiamo tra le stoffe tipiche e l’oggettistica che queste coraggiose signore, insieme al servizio di mensa, usano per mantenersi.
Didi's
Stanchi, ma incuriositi ci caricano in macchina e andiamo ad un variopinto mercato dove ci destreggiamo tra bambine mendicanti, bancarelle e negozi; qui scopriamo che il caos insito nella cultura indiana: migliaia di insegne coprono i palazzi, le voci si sovrappongo l’un l’altra, ma i negozi all’interno sono ordinati e i commessi si piegano a quasi tutte le nostre richieste; le energie sono finite, nonostante il lauto pranzo, e torniamo alla locanda.
Cena, due chiacchiere e…tutti a letto: domattina a scuola tocca essere puntuali!